Garching, 03.11.2020

In ricordo dell'Ambasciatore Adriano Chiodi Cianfarani, a un mese dalla sua scomparsa

Dedicato con affetto e riconoscenza a lui, alla moglie Ilda, ai figli Federico e Alessandro

Claudio Cumani

 

Mi invitò subito a pranzo, non appena assunto l'incarico di Console Generale a Monaco di Baviera.
Intendevo chiedere quanto prima alla sua segreteria di organizzare un incontro, ma Adriano Chiodi Cianfarani mi precedette: voleva conoscere subito il presidente del Comites, il rappresentante della Comunità italiana locale, mi disse dopo esserci presentati. E nell'ora e mezza che seguì fui colpito dal suo sincero desiderio di capire la realtà degli italiani della sua circoscrizione consolare, quali fossero i punti di forza, quali i bisogni, cosa si attendessero dal loro Consolato. Iniziò così - con un inatteso gesto di attenzione da parte sua - un rapporto di rispetto e dialogo, una collaborazione schietta e proficua, che negli anni si è trasformata in una amicizia sincera.

Adriano era un uomo di classe, che univa signorilità e cultura. Conosceva le proprie qualità di diplomatico, ma sottostimava le sue capacità di lettura della comunità italiana. Per questo, con una modestia reale, non si vergognava di chiedere il parere di chi - quella comunità - la conosceva da tempo.
Negli anni in cui fu Console Generale a Monaco di Baviera - dal 2006 al 2011 - i nostri contatti furono quasi quotidiani. Discutevamo di come affrontare con le autorità bavaresi e con gli Enti Gestori l'organizzazione dei corsi di lingua e cultura italiana nelle scuole, dei processi che coinvolgevano i connazionali, dei problemi e delle iniziative delle associazioni italiane, degli asili bilingui monacensi, della sezione italiana della scuola europea, del funzionamento degli sportelli consolari, e tutto quant'altro toccasse la nostra gente. Gli segnalavo i mille piccoli casi di cui venivo a conoscenza ed era sempre pronto a reagire, per esempio scrivendo personalmente ai giovani italiani che avevano ricevuto un premio in una qualsiasi scuola bavarese (un gesto di per sé piccolo, ma importante fonte di autostima e motivazione per i destinatari).

Con Adriano abbiamo costruito una ricca e ramificata rete di rapporti col mondo politico, imprenditoriale, culturale tedesco e italiano in Baviera. Grazie a lui si è rafforzata e stabilizzata la consuetudine - iniziata dal suo predecessore - delle viste comuni (Consolato/Comites) ai sindaci delle città bavaresi con comunità particolarmente significative di italiani, ma anche alle realtà economiche e produttive con particolari legami col nostro Paese o con una significativa presenza di lavoratori italiani. Con Adriano abbiamo dato nuova spinta alle tradizionali celebrazioni del 25 aprile nel Memoriale del Campo di Concentramento di Dachau, anche valorizzando la dimenticata Cappella Italiana sul colle del Leitenberg.

Anche dopo aver lasciato Monaco e la Baviera, il dialogo con Adriano è proseguito costante, la sua esperienza con i Ministeri italiani e i suoi consigli sono stati per me una ricchezza e un aiuto irrinunciabile.
Ogni suo passaggio per la capitale bavarese era segnato dal nostro tradizionale incontro per un caffè, sempre riempito dai suoi racconti sui Paesi che già conosceva bene (come la Turchia) e su quelli che via via imparava a conoscere (come il Pakistan e la Croazia), dalle sue domande e dai suoi pensieri, sia che si parlasse di politica che di cultura. Fino all'ultimo ci siamo sentiti via WhatsApp o Skype.

Con Adriano se ne va un amico, un sostegno, un confidente.
Di lui mi restano i suoi libri sulla Turchia e sulle ricerche archeologiche italiane in Pakistan, i molti stimoli umani e culturali, tanti ricordi preziosi e indimenticabili. E una gratitudine profonda.

Grazie, Adriano. Grazie di tutto. Ci manchi.

 

Claudio Cumani
Presidente del Comites di Monaco di Baviera dal 2004 al 2015