München, 27.02.2013

Incontro del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, con la comunità italiana della Baviera

Saluto del Presidente del Comites di Monaco di Baviera, Claudio Cumani

concordato col Presidente del Comites di Norimberga, Giovanni Ardizzone

La tappa monacense del viaggio di stato del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano si è conclusa nel salone delle feste del Bayerischer Hof, a Monaco di Baviera con un affollatissimo incontro con la comunità italiana di tutta la Baviera, fra cui molti bambini degli asili bilingui e giovani delle classi di italiano delle scuole locali.
Il Presidente del Comites di Monaco di Baviera, Claudio Cumani, anche a nome del Presidente del Comites di Norimberga, Giovanni Ardizzone, ha letto il saluto concordato che riportiamo.
Il Presidente della Repubblica ha risposto con un intervento caloroso e profondo, più volte interrotto dagli applausi, incentrato sulle relazioni tra Italia e Germania, sugli italiani che qui vivono - in particolare le generazioni più giovani - e sulla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.
I Presidenti dei Comites di Monaco di Baviera e di Norimberga ringraziano sentitamente il Presidente della Repubblica per essere venuto in Baviera ed avere voluto incontrare le rappresentanze delle scuole, delle associazioni, delle professioni degli italiani che qui vivono.
Ed insieme ringraziano l'Ambasciatore Elio Menzione ed il Console Generale di Monaco di Baviera Filippo Scammacca per avere voluto, promosso ed organizzato in modo esemplare questo momento indimenticabile.

 

* * *

 

Gentile Presidente,

E' per noi fonte di onore e gioia il poterLa accogliere qui, oggi.

La Baviera è il Land della Germania che forse più di ogni altro ha tradizionali, forti e durevoli legami con l'Italia. E ciò è particolarmente vero per Monaco che - non a caso - i suoi abitanti amano definire "die nördlichste Stadt Italiens" ("la città più settentrionale d'Italia"). Le relazioni fra la Baviera e l'Italia non si sono mai interrotte dai tempi dell'Impero Romano ad oggi. Tra le numerose tracce troviamo i palazzi e monumenti di stile rinascimentale che i sovrani bavaresi hanno voluto costruire, richiamandosi esplicitamente all'architettura italiana.

E se già nel 1300 i mercanti veneziani avevano qui una "Haus Venediger" come punto di raccordo dei loro commerci col Nord Europa, ancora oggi la Baviera e l'Italia tessono importanti relazioni economiche: l'Italia è il quarto partner commerciale della Baviera e nel primo semestre del 2012 questo Land si è aggiudicato ben 6 dei 30 miliardi di Euro di esportazioni dalla Germania verso l'Italia.

Ma questa città e questo Land sono anche - ovviamente - intimamente legate alla storia della Germania, alle sue pagine più buie, come a quelle più nobili. Per riandare solo al secolo appena trascorso, al termine del primo conflitto mondiale Monaco vive la stagione della rivoluzione che proclama la Repubblica, il "Freistaat Bayern" (come questo Land si chiama ancora oggi). E proprio alle pareti del palazzo in cui ci troviamo, il suo amato e stimato primo presidente - il socialdemocratico indipendente Kurt Eisner - fu assassinato nel febbraio del 1919 da un nobile appartenente ad una famiglia di lontana origine italiana.

Monaco divenne poi il maggior centro di diffusione del nazismo, la "capitale del movimento", come fu ufficialmente definita. E però qui, in questa città, Georg Elser nel 1939 organizzò l'attentato ad Hitler che fallė per un soffio (e per questo fu assassinato a Dachau, pochi giorni prima della liberazione del campo). Qui il 17enne Walter Klingenback organizzò nel 1941 una radio clandestina, per la quale fu arrestato e ghigliottinato. Qui nel 1942-43 operò la "Weiße Rose" ("Rosa Bianca"), il gruppo di cinque studenti ed un professore della locale Università, che furono tutti decapitati (tre di loro - Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst - il 22 febbraio del 1943, esattamente 70 anni fa, gli altri - Alexander Schmorell, Kurt Huber, Willi Graf - qualche mese dopo).

Qui in Baviera, a Norimberga, dopo il secondo conflitto mondiale, si tennero quei processi che segnarono per la Germania un momento importante di inizio di presa d'atto e di rottura nei confronti della propria storia. Un atto che purtroppo è mancato nel nostro Paese, che infatti stenta ancora ad affrontare un serio, coraggioso (anche sofferto) percorso di "rielaborazione del proprio passato" (sia esso coloniale, che fascista, che di paese aggressore ed invasore durante la guerra). Una rielaborazione che Lei, signor Presidente, più volte ha auspicato e per la quale con coerenza si è mosso, fino all'incontro con i presidenti sloveno e croato avvenuto il luglio 2010 nella mia città, Trieste: un momento alto e significativo del Suo mandato, per il quale La ringrazio con riconoscenza.

In Baviera vivono oggi 104.000 italiani, 22.000 nella sola Monaco. E' una comunità giovane, nella quale il 43% ha meno di trent'anni e solo l'8% più di sessantacinque. Una comunità che negli ultimi anni ha ripreso a crescere sempre più velocemente, grazie ad una nuova emigrazione composta in parte significativa da studenti, ricercatori, funzionari degli organismi internazionali, esperti finanziari, professionisti. Una emigrazione in ripresa che è simbolo di un'Europa sempre più mobile e senza frontiere, ma anche di un'Italia in crisi.

Quella italiana è una comunità che da una parte si può pensare integrata: non a caso gli italiani sono - in Gemania - il gruppo nazionale col più alto tasso di amicizie ed unioni "miste" (ormai da anni la grande maggioranza). Ma una comunità che vive ancora grosse difficoltà: per esempio nella scuola, dove i giovani italiani (almeno quelli delle famiglie mononazionali) sono fra quelli più presenti nelle scuole di sostegno e meno presenti nei licei.

E' questa comunità che rappresento, signor Presidente, che oggi La accoglie con stima e rispetto.

Nella politica italiana Lei è stato in questi anni per tutti noi garanzia di equilibrio e pacatezza, di misura e senso dello Stato. Per tutti noi Lei ha rappresentato all'estero il volto serio, onesto e rispettabile del nostro Paese, nel quale poterci riconoscere.

Per questo siamo felici ed orgogliosi di averLa con noi, quasi a conclusione del Suo settennato, per poterLa ascoltare ancora una volta, per poterLe esprimere di persona la nostra gratitudine, per poterLe consegnare il messaggio che inviamo al nostro nuovo Parlamento: siate all'altezza della storia del nostro Paese, siate all'altezza dei grandi problemi e delle sfide cui il nostro Paese si trova oggi di fronte, superate egoismi ed interessi personali, impegnatevi seriamente e disinteressatamente per ridare un futuro all'Italia.

Lei lo sa bene: spesso in passato il nostro Paese ha dato il meglio di sè proprio nei momenti difficili, nelle emergenze. Noi confidiamo che anche questa volta ce la farà. Noi italiani all'estero siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere l'Italia, per aiutare a sprovincializzare la politica italiana e - mi permetto di dire - il Paese intero: con le nostre conoscenze, con le nostre competenze, con le reti di relazioni che abbiamo costruito con le istituzioni, le amministrazioni, gli enti, i partiti locali. Perché il nostro futuro è l'Europa, l'unione politica dell'Europa, l'evoluzione degli stati nazionali europei in una Europa federale "libera ed unita", come scrivevano negli anni '40 - confinati a Ventotene - gli antifascisti Spinelli, Rossi e Colorni, nel loro Manifesto cosė ancora attuale e profetico.

L'Europa è il nostro futuro e il nostro impegno.

E siamo sicuri che in questo impegno potremo sempre contare sul Suo prezioso contributo e sostegno.

Grazie di cuore

 


 

Hotel Bayerischer Hof, München, 27. Februar 2013

Treffen des Präsidenten der italienischen Republik Giorgio Napolitano mit der italienischen Gemeinschaft in München

Grußwort des Präsidenten des Comites München, Claudio Cumani

 

Sehr geehrter Herr Präsident!

Für uns ist es eine Ehre und Freude Sie heute hier empfangen zu dürfen.

Bayern ist wahrscheinlich mehr als alle anderen Länder stark und traditionsbedingt seit langem mit Italien verbunden. Dies gilt besonders für München; die Münchner bezeichnen ihre Stadt gerne als „die nördlichste Stadt Italiens“. Die Beziehungen zwischen Bayern und Italien wurden seit dem Römischen Reich bis heute nie unterbrochen. Zahlreiche Spuren dieser Verbindung zeigen sich in den Gebäuden und Monumenten, die von den Bayerischen Königen im Renaißancestil in deutlicher Anlehnung an die italienische Architektur erbaut wurden.

Bereits im Jahre 1300 hatten die venezianischen Händler hier ein „Haus Venediger“ - als Verbindungspunkt zu ihrem Handel mit Nordeuropa, und noch immer bestehen wichtige wirtschaftlichen Beziehungen zwischen Bayern und Italien: Italien ist in der Tat viertgrößter Handelspartner Bayerns, und im ersten Halbjahr 2012 ist Bayern mit 6 von 30 Milliarden Euro an den Exporten von Deutschland nach Italien beteiligt.

München und Bayern sind natürlich auch eng mit der deutschen Geschichte verbunden, mit seinen dunklen, sowie auch seinen edelsten Facetten. Werfen wir einen Blick auf das soeben zuende gegangene Jahrhundert: München erlebt Ende des ersten Weltkrieges die Zeit der Revolution, in der die Bayerische Republik - der Freistaat Bayern - proklamiert wird (noch heute nennt sich dieses Bundesland Freistaat). An den Mauern dieses Gebäudes, in dem wir uns befinden, wurde der geliebte und geschätzte erste Ministerpräsident Bayerns - der unabhängige Sozialdemokrat Kurt Eisner - im Februar 1919 von einem Adeligen aus einer Familie italienischer Herkunft erschoßen.

München wurde zum wichtigsten Verbreitungszentrum des Nationalsozialismus,der offiziell so genannten „Hauptstadt der Bewegung“. Hier in dieser Stadt organisierte Georg Elsner 1939 das Attentat auf Hitler, das nur um ein Haar mißglückte (und deshalb wurde er in Dachau nur ein paar Tage vor der Befreiung des KZs hingerichtet). Hier organisierte der 17jährige Walter Klingenbeck 1941 einen Schwarzsender, weswegen er verhaftet und guillotiniert wurde.

Hier agierte von 1942-43 die weiße Rose, eine Gruppe von 5 Studenten und einem Profeßor der Münchner Universität, die allesamt enthauptet wurden (drei von ihnen, Hans und Sophie Scholl und Christoph Probst vor genau 70 Jahren am 22. Februar 1943 und die anderen - Alexander Schmorell, Kurt Huber, Willi Graf - wenige Monate später).

Hier in Bayern fanden nach dem zweiten Weltkrieg jene Prozeße statt, die für Deutschland ein wichtiger Moment der Kenntnisnahme und des Bruchs mit der eigenen Geschichte waren. Diese Aufarbeitung ist leider in unserem Land nie geschehen. In Italien zögert man immer noch, eine ernstzunehmende und mutige, wenn auch leidvolle Aufarbeitung der eigenen Geschichte (sowohl die kolonialistische als auch die faschistische Geschichte, bzw. die Geschichte als angreifendes oder als einfallendes Land während des Krieges) einzuleiten. Eine Aufarbeitung, die Sie, Herr Präsident mehrmals gewünscht haben, für die Sie sich mit Kohärenz eingesetzt haben, bis hin zu dem Treffen mit dem slowenischen und kroatischen Präsidenten in meiner Stadt Triest im Juli 2010: das war ein sehr bedeutender und ehrenvoller Moment Ihres Mandats, für den ich mich ganz besonders bedanken möchte.

In Bayern leben heute 104.000 Italiener, 22.000 allein in München. Es ist eine junge Gemeinschaft, in der 43% unter 30 Jahre und nur 8% älter als 65 Jahre sind. Eine Gemeinschaft, die aufgrund einer neuen Einwanderungswelle von Studenten, Forschern, Funktionären internationaler Einrichtungen, Finanzexperten, qualifizierten Arbeitnehmern, in den letzten Jahren immer schneller gewachsen ist. Eine erneute Zuwanderung, die symbolisch ist für ein immer mobileres Europa ohne Grenzen, aber auch für die Krise in Italien.

Die italienische Gemeinschaft ist, so könnte man denken, gut integriert: die Italiener sind in Deutschland die nationale Bevölkerungsgruppe mit den meisten Freundschaften und binationalen Ehen (seit Jahren die große Mehrheit). Diese Gemeinschaft hat aber auch große Schwierigkeiten: z.B. in der Schule. Dort sind die jungen Italiener (zumindest diejenigen, die aus einer rein italienischen Familie stammen) am zahlreichsten in den Sonderschulen und am wenigsten in den Gymnasien vertreten.

Diese Gemeinschaft vertrete ich, Herr Präsident, und wir möchten Sie mit Hochachtung und Respekt herzlich willkommen heißen.

In der italienischen Politik waren Sie für uns alle in diesen Jahren ein Garant für Ausgewogenheit und Friedfertigkeit, Angemeßenheit und Staatßinn. Für uns alle haben Sie im Ausland die seriöse, ehrliche und respektable Seite unseres Landes vertreten. Das Gesicht, in dem wir uns wiedererkennen können.

Aus diesem Grund sind wir glücklich und stolz, Sie hier, fast am Ende Ihrer siebenjährigen Amtszeit empfangen zu dürfen, um nochmals Ihnen zuzuhören, um Ihnen unsere Dankbarkeit ausdrücken zu können und um Ihnen die Botschaft übergeben zu können, die wir an unser neues Parlament senden: Werden Sie der Geschichte unseres Landes, den großen Problemen und aktuellen Herausforderungen gerecht, überwinden Sie Egoismus und persönliche Intereßen, engagieren Sie sich ernsthaft und selbstlos für eine erneute Zukunft Italiens!.

In der Vergangenheit hat unser Land gerade in den schwierigen Momenten , bei Notständen, sein Bestes gegeben. Wir vertrauen darauf, daß es Italien auch jetzt wieder schaffen wird. Wir Italiener im Ausland sind bereit, unseren Beitrag dazu zu leisten, um Italien zu unterstützen, um die italienische Politik und - erlauben Sie mir dies zu sagen - das gesamte Land aus seinem Provinzlertum zu holen. Dies mit Hilfe unseres Wißens, unserer Netzwerke, die wir mit den Einrichtungen, den Berhörden, den lokalen Parteien aufgebaut haben. Denn unsere Zukunft ist Europa, die politische Union Europas, die Entwicklung der nationalen europäischen Staaten in ein „freies und vereintes“ föderales Europa, so wie es in den 40er Jahren die Antifaschisten Spinelli, Rossi und Colorni, - die Verbannten auf Ventotene - in ihrem Manifest schrieben, das immer noch aktuell und zukunftsweisend ist.

Europa ist unsere Zukunft und dafür engagieren wir uns.

Wir sind davon überzeugt, daß wir bei unserem Engagement immer auf Ihre Unterstützung und Ihren wertvollen Beitrag vertrauen können.

Ein herzliches Dankeschön.