Colle del Leitenberg, Dachau, 29 luglio 2011

Inaugurazione della Cappella Votiva "Regina Pacis" in occasione del compimento dei lavori di restauro

Comites - Monaco di Baviera

 

Venerdì 29 luglio è stata riaperta al pubblico la Cappella Votiva "Regina Pacis" sul colle del Leitenberg a Dachau, al termine di importanti lavori di restauro voluti dal Ministero della Difesa - Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra e realizzati in collaborazione col Consolato Generale di Monaco di Baviera.

Numerose le autorità e le personalità presenti: il Sen. Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato alla Presenza del Consiglio), Peter Bürgel (Sindaco della città di Dachau), il Dr. Kay Kufeke (KZ-Gedenkstätte Dachau), Filippo Scammacca del Murgo e dell'Agnone (Console Generale a Monaco di Baviera), Generale di Corpo d'Armata Vittorio Barbato (Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra), Christoph Hillenbrand (Regierungspräsident von Oberbayern), Prefetto Luigi Mone (Polizia di Stato), Bernhard Seidenath e Martin Güll (Bayerischer Landtag), Ulrich Fritz (Stiftung Bayerische Gedenkstätten), Michael Reindl (Sindaco di Erdweg), Dr. Max Mannheimer (sopravvissuto ai campi di sterminio di Theresienstadt, Auschwitz-Birkenau e Dachau).

Dopo la cerimonia di apertura, presso la Cappella Italiana è stata inaugurata una lapide commemorativa di Giovanni Palatucci, Questore della città di Fiume che riuscì a salvare circa 5.000 ebrei dalla deportazione è morì poi nel Campo di Concentramento di Dachau il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni. In serata una mostra dedicata a Giovanni Palatucci è stata inaugurata presso la Kultur-Schranne di Dachau (Pfarrstr. 13), dove resterà fino al 4 settembre.

Alla cerimonia di riapertura della Cappella Italiana hanno preso la parola il Sen. Carlo Giovanardi, il sindaco Peter Bürgel, il Dr. Kay Kufeke, il Generale Vittorio Barbato ed il presidente del Comites di Monaco di Baviera Claudio Cumani, del cui discorso trasmettiamo il testo.

 


 

Gentile Sottosegretario Giovanardi,
Gentile Oberbürgermeister Bürgel,
Gentile Gen. Barbato,
Gentile Ministro Scammacca,
Gentile Dr. Kufeke,
Gentile Dr. Mannheimer,
Gentili signore e signori,

La cappella che oggi riapriamo è strettamente legata ad un uomo, il Generale di Corpo d'Armata Gaetano Cantaluppi. Militare nella guerra di Libia e nel primo conflitto mondiale, direttore dell'Accademia Militare di Modena nel 1941-42, combatte nella Seconda guerra mondiale in Africa settentrionale con la divisione Ariete, meritando la Croce di Ferro tedesca di I e II classe e la promozione a Generale di Divisione per il comportamento tenuto nella battaglia di ed Alamein e nella successiva ritirata. Dopo l'8 settembre 1943 entra a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Verona. Arrestato dalle SS nel novembre 1944, viene deportato col figlio Gianantonio prima nel campo di Bolzano e poi in quello di Flossenbürg, in Baviera, sopravvivendo ai feroci maltrattamenti.

Ritornato in Italia alla fine della guerra, dirige l'"Associazione Veneta Volontari della Libertà di Verona", attraverso la quale promuove l'idea di erigere una cappella in onore di tutti i caduti italiani nei campi di concentramento.

Il luogo prescelto è la collina del Leitenberg, nei pressi di Dachau. Questo luogo era stato utilizzato sul finire della guerra dal Comando del Campo di concentramento per liberarsi dei corpi dei prigionieri deceduti che non potevano essere cremati nei forni per mancanza di legna. A questi si erano aggiunte nei mesi e negli anni successivi le salme di altri detenuti, sia del Campo di Dachau che di altri campi di concentramento in Baviera, la grandissima parte sconosciuti.

La costruzione della Cappella raccoglie numerosi sostenitori: contributi arrivano dal Governo italiano e da quello tedesco ed il Governo bavarese concede il terreno per la costruzione. Ben tre Papi intervengono per aiutare il progetto: Papa Pio XII dona un prezioso calice in oro, Papa Giovanni XXIII dei paramenti sacri, il Cardinale di Milano Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI) il marmo di Condoglia - lo stesso del duomo di Milano - per l'altare. Fondi per la cappella arrivano anche da scuole, università, enti, privati.

L'ing. Enea Ronca - esperto nell'architettura ecclesiale - "offre il suo ingegno e la sua perizia tecnica" per la stesura del progetto. Lo scultore Arrigo Minerbi - sua una delle porte del Duomo di Milano - fonde nel bronzo la statua della Madonna della Pace che sovrasta l'altare. Lo scultore Vittorio Di Colbertaldo - autore di grandi opere esposte in tutto il mondo, ma con lo studio a Fondi (LT), città gemellata dal 1998 con Dachau - crea la Via Crucis antistante la Cappella.

Nel mondo tedesco, il progetto della Cappella trova importanti sostegni, ma anche forti ostilità.

Non potendo contestare l'idea di una cappella in memoria dei caduti, se ne contesta il luogo, lo stile architettonico, la visibilità. Con temi che riappaiono oggi nelle contestazioni alla costruzione di moschee. Scrive ad esempio un giornale locale: "Cosa direbbero gli italiani se ad esempio sulla via Appia oppure su uno dei sette colli di Roma venisse eretta una torre in stile bavarese con il tipico tetto a cipolla?".

La Cappella "Regina Pacis" viene inaugurata mercoledì 31 luglio 1963, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana, Antonio Segni, del Presidente della Repubblica Federale tedesca, Heinrich Lübke e del Primo Ministro bavarese, Alfons Goppel.

Sul colle del Leitenberg il secondo canale della televisione tedesca ha preparato una imponente tribuna e le sue numerose telecamere ritrasmettono in diretta gli avvenimenti alla RAI, mentre per la carta stampata 25 giornalisti delle maggiori testate sono giunti dall'Italia con uno speciale volo dell'aeronautica militare italiana.

Oltre ai presidenti Segni, Lübke e Goppel ed al Ministro degli Esteri italiano Piccioni, sul palco prendono posto il Cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, il Nunzio apostolico a Bonn Arcivescovo Corrado Bafile, il vescovo ausiliario di Monaco di Baviera Johannes Neuhäusler, l'ambasciatore italiano nella Repubblica Federale tedesca Gastone Guidotti, il Presidente del Comitato per l'erezione della Cappella generale Gaetano Cantaluppi, il Ministro dell'Agricoltura bavarese Alois Hundhammer, il presidente del Senato bavarese Josef Singer e numerosi esponenti del mondo politico, sociale e religioso locale.

Da Roma è giunta la Banda dei Carabinieri al completo (102 orchestrali), diretta dal mestro Domenico Fantini. Gli aderenti alle organizzazioni degli ex-partigiani ed ex-deportati presenti sono oltre 500. Numerose le delegazioni di Comuni e Province italiane e di associazioni d'arma. Una delegazione della Polizia di Como è persino giunta con le auto d'ordinanza.

La cerimonia inizia con una deposizione di corone all'esterno della Cappella da parte dei Presidenti Segni, Lübke e Goppel. Dopo un minuto di silenzio, il Cardinal Lercaro benedice cappella e cripta sottostante, per poi leggere un telegramma del Segretario di Stato vaticano, Cardinale Gaetano Cicognani, in nome del Papa. Per i combattenti della Resistenza prende la parola il generale Gaetano Cantaluppi.

Il presidente Segni tiene il suo discorso di fronte alla lampada votiva da lui stesso donata, una colonna con capitello corinzio. Segni rende omaggio a tutti i combattenti della Resistenza, anche a quelli tedeschi, morti per difendere la libertà e la dignità umana, "fratelli in uno sfortunato destino comune". Sono loro i veri vincitori, poiché nulla di ciò che ha tentato di opprimerli - ideologie e regimi - è sopravvissuto. Segni cita il poeta romantico tedesco Novalis, che 150 anni prima aveva sostenuto che tutti i continenti attendevano con bruciante impazienza la pacificazione e la rinascita dell'Europa. Questo tempo è giunto ed i combattenti della Resistenza ne hanno accelerato l'arrivo con il loro sacrificio. "Dimentichiamo ciò che ci ha diviso e concentriamoci solo su ciò che ci accomuna, e che ci aiuti la forza del perdono cristiano, dell'amore reciproco e delle comuni decisioni".

Il presidente Lübke ricorda gli "spaventosi crimini" compiuti su quel suolo verso uomini innocenti. "Dobbiamo confessare con il cuore colmo di dolore che tedeschi furono quelli che allora commisero tali delitti". In quel luogo che ricorda "le sofferenze e la morte di molti figli del popolo italiano a noi amico" il presidente tedesco assicura "Nel nome del popolo tedesco assicuro al popolo italiano che conserveremo per sempre nella nostra memoria tutte le vittime di quella tirannia". Gli uomini e le donne della Resistenza tedesca ci lasciano una preziosa eredità, testimoniando "che anche allora esisteva una Germania diversa, migliore". Lübke si rivolge alle giovani generazioni esortandole "a creare una nuova Europa che rimanga fedele alle sue tradizioni. Ora i tempi sono maturi per completare quest'opera". "Il giorno in cui la nuova Europa sarà diventata realtà" conclude il Presidente tedesco "gli alti ideali che univano i partigiani e i combattenti della Resistenza delle Nazioni europee avranno ottenuto la vittoria definitiva. Noi continuiamo a lavorare pieni di speranza affinché questo giorno arrivi presto!"

Terminati i discorsi ufficiali, Segni e Lübke si recano nell'adiacente cimitero e nel Mausoleo, dove depositano corone di fiori ed osservano un minuto di silenzioso raccoglimento che conclude la cerimonia ufficiale.

Terminate le cerimonie, sulla Cappella italiana e sul Cimitero del Leitenberg cade il silenzio, rotto raramente da qualche articolo di giornale o da qualche visita sporadica di associazioni italiane.

E' quindi con soddisfazione e speranza che salutiamo oggi la riapertura di questo monumento, al termine di necessari e meritori lavori di restauro durati oltre tre anni voluti dal Ministero della Difesa - Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra e realizzati in collaborazione col Consolato Generale di Monaco di Baviera.

Soddisfazione, perché il monumento a tutti i caduti italiani nei Lager - un monumento che raccoglie opere di significativi artisti italiani del ‘900 - è stato salvato dal degrado e recuperato.

Speranza, perché ci auguriamo che questa giornata segni la riscoperta di questo nostro "pezzo" di storia e di arte e ne avvi la valorizzazione, rendendo così onore a coloro cui è dedicato, gli italiani "morti per la libertà di tutti i popoli".

Grazie.

 


 

Dachau-Leitenberg, Freitag, 29. Juli 2011

Einweihung der Votivkapelle „Regina Pacis“ („Königin des Friedens“) anlässlich des Abschlusses der Restaurierungsarbeiten

Beitrag von Claudio Cumani
(Übersetzung bei Christine Hübner, )

Die Kapelle, die wir heute wiedereröffnen, ist eng mit dem Namen eines Mannes verbunden - mit dem des Generalleutnants Gaetano Cantaluppi. Als Soldat nahm er am Krieg in Libyen und am ersten Weltkrieg teil. 1941-42 war er der Leiter der Militärakademie in Modena. Er kämpfte im zweiten Weltkrieg in Nordafrika in der Panzerdivision Ariete und wurde mit dem Deutschen Eisernen Kreuz I. und II. Klasse ausgezeichnet und für seinen Einsatz in der Schlacht von El Alamein sowie beim anschließenden Rückzug zum Generalmajor ernannt. Nach dem 8. September 1943 trat er dem Comitato di Liberazione Nazionale di Verona (Komitee für die Nationale Befreiung Veronas) bei. Im November 1944 wurde er von der SS verhaftet und zunächst gemeinsam mit seinem Sohn Gianantonio in das Lager Bozen und anschließend in das Konzentrationslager Flossenbürg in Bayern deportiert, wo er grausame Misshandlungen erdulden musste.

Nachdem er mit Ende des Krieges nach Italien zurückgekehrt war, leitete er die Associazione Veneta Volontari della Libertà di Verona (Verein der Freiheitskämpfer Venetiens in Verona). Durch den Verein konnte er die Idee befördern, eine Kapelle im Gedenken an alle Italiener zu errichten, die in den Konzentrationslagern gefallen waren.

Als Ort wurde die Anhöhe des Leitenbergs in der Nähe von Dachau ausgewählt. Dieser Ort wurde gegen Ende des Krieges von der Kommandantur des Konzentrationslagers Dachau genutzt, um die Körper der verstorbenen Häftlinge zu beseitigen, die aufgrund von Brennholzmangel nicht mehr in den Öfen des Krematoriums eingeäschert werden konnten. In den darauffolgenden Monaten und Jahren wurden hier auch die Leichname weiterer Häftlinge aus dem Lager Dachau sowie aus den anderen bayerischen Konzentrationslagern bestattet - der größte Teil anonym.

Der Bau der Kapelle brachte zahlreiche Unterstützer zusammen: Beiträge kamen von den Regierungen Italiens und Deutschlands. Die bayerische Regierung stellte den Bauplatz zur Verfügung. Ganze drei Päpste setzten sich für die Unterstützung des Projekts ein: Papst Pius XII stiftete einen wertvollen Goldkelch, Papst Johannes XXIII Messgewänder, der Kardinal von Mailand (und spätere Papst Paul VI.) Giovanni Battista Montini stiftete Marmor aus Candoglia - ein Stein, aus dem der Mailänder Dom errichtet wurde - für den Altar. Finanzielle Unterstützung kam auch von Schulen, Universitäten, Körperschaften und Privatpersonen.

Der Ingenieur Enea Ronca - ein Spezialist auf dem Gebiet der Sakralarchitektur - bot „sein Talent und seine technischen Fertigkeiten“ für die Ausführung des Projekts an. Der Bildhauer Arrigo Minerbi - von ihm stammt eine der Türen des Mailänder Doms - goss die Bronzeplastik der Madonna della Pace, die über dem Altar angebracht ist. Der Bildhauer Vittorio di Colbertaldo - Schöpfer bedeutender Werke, die in der ganzen Welt ausgestellt wurden, mit einem Atelier in der Stadt Fondi in Latium, der Partnerstadt Dachaus seit 1998 - schuf die Kreuzwegstationen entlang des Wegs hinauf zur Kapelle.

In Deutschland fand das Kapellenprojekt wichtige Unterstützer, traf aber auch auf starke Feindseligkeiten.

Nachdem man nicht gegen die Idee einer Kapelle im Gedenken an die Gefallenen protestieren konnte, kritisierte man stattdessen den Ort, den Baustil oder die Sichtbarkeit. Es waren Argumente, die auch heute wieder in den Protesten gegen den Bau von Moscheen vorgebracht werden. So schrieb zum Beispiel ein Lokalblatt: „Was würden wohl die Italiener dazu sagen, wenn man in ihrem Land, etwa an der ‚Via Appia‘ oder auf einem der Hügel Roms, eine Kirche mit Zwiebel- oder Sattelturm baute, die nur in die bayrischen Lande paßte?“.

Die Kapelle „Regina Pacis“ wurde am Mittwoch, den 31.07.1963 in der Gegenwart des italienischen Staatspräsidenten Antonio Segni, des deutschen Bundespräsidenten Heinrich Lübke und des bayerischen Ministerpräsidenten Alfons Goppel eingeweiht.

Auf dem Leitenberg hatte das Zweite Deutsche Fernsehen (ZDF) eine beeindruckende Tribüne aufgebaut. Zahlreiche Fernsehkameras übertrugen das Geschehen live auf den Kanälen der RAI, während für die Presse 25 Journalisten der wichtigsten Printmedien eigens mit einer Sondermaschine der italienischen Luftwaffe aus Italien eingeflogen wurden.

Neben den Präsidenten Segni, Lübke und Goppel und dem italienischen Außenminister Piccioni nahmen außerdem noch der Kardinal von Bologna, Giacomo Lercaro, der apostolische Nuntius in Bonn, Erzbischof Corrado Bafile, der Weihbischof von München, Johannes Neuhäusler, der italienische Botschafter in der Bundesrepublik Deutschland, Gastone Guidotti, der Präsident des Komitees für die Errichtung der Kapelle, Gaetano Cantaluppi, der bayerische Landwirtschaftsminister Alois Hundshammer, der bayerische Senatspräsident Josef Singer und zahlreiche lokale Vertreter aus Politik, Gesellschaft und Kirche teil.

Aus Rom traf die vollständige Musikkapelle der Carabinieri (102 Orchestermusiker) unter der Leitung von Maestro Domenico Fantini ein. Organisationen der ehemaligen Partisanen und Deportierten waren mit mehr als 500 Mitgliedern vertreten. Zahlreich waren auch die Delegationen der italienischen Gemeinden und Provinzen sowie der Militärverbände. Eine Delegation der Polizei von Como war sogar in Dienstwagen angereist.

Die Feier begann mit der Kranzniederlegung vor der Kapelle durch die Präsidenten Segni, Lübke und Goppel. Nach einer Schweigeminute segnete Kardinal Lecaro die Kapelle und die Unterkirche und verlas anschließend ein Telegramm des vatikanischen Staatssekretärs, Kardinal Gaetano Cicognani im Namen des Papstes. Für die Widerstandskämpfer übernahm General Gaetano Cantaluppi das Wort.

Staatspräsident Segni hielt seine Rede gegenüber eines von ihm selbst gestifteten Votivleuchters, einer Säule mit korinthischem Kapitell. Segni erwies allen Widerstandskämpfern die Ehre, auch den deutschen, die für die Verteidigung der Freiheit und der Menschenwürde gestorben sind. Diese seien „Brüder in einem unglücklichen gemeinsamen Schicksal“. Sie seien die wahren Sieger, denn nichts von dem, das versucht hatte, sie zu unterdrücken - Ideologien oder Regime - habe überlebt. Segni zitierte Novalis, den deutschen Dichter der Romantik, der 150 Jahre zuvor gesagt hatte, alle Erdteile würden mit brennender Ungeduld die Versöhnung und die Wiedergeburt Europas anstreben. Diese Zeit sei nun angebrochen und die Widerstandskämpfer haben durch ihr Opfer die Ankunft des neuen Zeitalters beschleunigt. „Lasst uns das vergessen, was uns getrennt hat und lasst uns nur noch auf das konzentrieren, was wie gemeinsam haben, auf dass uns die Kraft der christlichen Vergebung, der gegenseitigen Liebe und der gemeinsamen Entscheidungen helfe.“

Bundespräsident Lübke rief die „entsetzlichen Verbrechen“ in Erinnerung, die auf diesem Boden an unschuldigen Menschen begangen wurden. „Wir bekennen voll Trauer, daß es Deutsche waren, die diese Verbrechen damals begingen.“ An diesem Ort, der an „das Leiden und Sterben vieler Söhne des uns befreundeten italienischen Volkes“ erinnert, betonte der deutsche Bundespräsident: „Im Namen des deutschen Volkes versichere ich dem Italienischen Volk, daß wir alle Opfer der Tyrannei in unserem Gedächtnis bewahren werden.“ Die Männer und Frauen des deutschen Widerstands hinterließen uns ein wertvolles Erbe, in dem sie Zeugnis davon ablegen, „daß es auch damals ein anderes, besseres Deutschland gegeben hat.“ Lübke wandte sich an die junge Generation, indem er sie ermahnte „ein neues Europa zu schaffen, das den hohen geistigen Überlieferungen die Treue hält. Die Zeit ist reif, dieses Werk zu vollenden“. „An dem Tag, da das neue Europa Wirklichkeit sein wird“, beschloss der deutsche Präsident, „werden die hohen Ideale, welche die Widerstandskämpfer der europäischen Völker einigten, den endgültigen Sieg errungen haben. Hoffen wir und mühen wir uns, daß dieser Tag bald anbreche!“

Nach den offiziellen Ansprachen begaben sich Segni und Lübke zu dem angrenzenden Friedhof und in das Mausoleum, wo sie Blumenkränze niederlegten und mit der Einhaltung einer Minute stiller Sammlung die offizielle Zeremonie beendeten.

Nachdem die Feierlichkeiten geendet hatten, wurde es still um die italienische Kapelle und den Friedhof auf dem Leitenberg. Nur hin und wieder wurde diese Stille durch einen Zeitungsartikel oder den sporadischen Besuch italienischer Verbände unterbrochen.

Daher begrüßen wir heute mit Zufriedenheit und mit Hoffnung die Wiedereröffnung dieses Denkmals nach Abschluss notwendiger und sich lohnender Restaurierungsarbeiten, welche mehr als drei Jahre in Anspruch genommen haben und vom Generalkommissariat für die Gefallenenehrung Italiens im Verteidigungsministerium in Zusammenarbeit mit dem Generalkonsulat in München veranlasst wurden.

Zufriedenheit, denn ein Denkmal für alle Italiener, die in den Lager gefallen sind - ein Denkmal das Werke bedeutender italienischer Künstler des 20. Jahrhunderts birgt - wurde vor dem Verfall gerettet und saniert.

Hoffnung, denn wir wünschen uns, dass dieser Tag die Wiederentdeckung dieses, unseres „Stückes“ Geschichte und Kunst kennzeichnet, ihm zu Wertschätzung verhilft, und so denen zur Ehre gereicht, denen das Denkmal gewidmet ist: den Italienern „morti per la libertà di tutti i popoli“, den Italienern die „gestorben sind für die Freiheit aller Völker“.

Danke.