Waldfriedhof, Monaco di Baviera, 01.11.2006
Discorso alla cerimonia commemorativa del 1 novembre
Claudio Cumani, Presidente del Comites di Monaco di Baviera
In una giornata dedicata anche ai defunti, il primo augurio che faccio a
tutti noi è quello di riavvicinarci con serenità ai nostri cari che non
ci sono più, riassaporando i sentimenti che ci hanno unito e ci uniscono
a loro, riscoprendo i loro insegnamenti, la loro ricchezza, la loro
umanità.
Nella nostra società consumista la morte è diventata un tabù, un fatto
da rimuovere, da non nominare nemmeno. Nel vano tentativo di fermare il
tempo, inseguiamo i miti della eterna giovinezza, del denaro e del
potere, illudendoci così di trovare una felicità facile e a poco costo.
Il mio augurio è allora che una giornata come questa ci aiuti invece a
rivedere la morte come parte della vita, a riconsegnarla al corso
naturale dell'esistenza. E che la consapevolezza dei nostri limiti e
della nostra finitezza ci aiuti a rallentare ed a ritrovare il tempo ed
il gusto del pensare. Ci aiuti a riconsiderare il valore delle cose, dei
gesti, dei sentimenti. Ci aiuti a ritrovare noi stessi, in un equilibrio
vero, perché basato sulle nostre ricchezze interiori e non su quelle
esteriori.
Oggi festeggiamo però anche la giornata dell'Unità Nazionale, ed il mio
secondo augurio a tutti noi è di non dimenticare mai che facciamo parte
di una comunità e di essere quindi sempre capaci di curare la crescita
comune. E nel nostro rapporto con gli altri, dare il meglio di noi
stessi per vincere le mille solitudini che ci attanagliano tutti: i
giovani, nelle difficoltà dello studio o della ricerca del lavoro, gli
anziani, nelle difficoltà di un'indipendenza che viene meno.
Le grandi ideologie, sia politiche che religiose, non muovono più le
moltitudini. Nel nome di Dio o dell'Uomo Nuovo milioni di persone sono
state uccise o sottoposte ad indicibili sofferenze. Troppo spesso,
immaginando di conquistare il Paradiso nell'aldilà o di realizzarlo su
questa terra, si è invece concretizzato l'inferno sulla carne, il
sangue, la dignità ed i sentimenti di milioni di uomini, donne e
bambini, colpevoli solamente di avere un altro colore di pelle, di
credere in un altro Dio o di non credere affatto, di non amare secondo
le regole costituite, di essere d'intralcio ai progetti di conquista e
dominio politico, culturale, religioso o economico.
Ma il tramonto delle grandi ideologie, sia politiche che religiose, non
ci sta rendendo migliori. Ci sta rendendo più soli. Soli con le nostre
paure, i nostri problemi, i nostri egoismi. Soli di fronte all'unica
grande ideologia che resiste e si afferma, quella del profitto. Soli e
quindi anche più vulnerabili.
Per questo il mio augurio è che la giornata dell'Unità Nazionale non sia
vissuta come una data puramente celebrativa o retorica, ma che il valore
dell'unità del nostro Paese resti vivo e presente, fra di noi e
soprattutto fra i giovani. Per questo il mio augurio è che l'affetto che
ci lega al nostro Paese d'origine ed a quello d'adozione ci aiuti a
rafforzare una comunità unita e solidale, aperta e partecipe, in Italia
come qui in Baviera ed in Europa.
Un'altra ricorrenza celebrata oggi è la giornata delle Forze Armate.
Forze Armate che sempre più perdono il loro aspetto bellicoso per
assumere - auspichiamo fortemente - quello di una Polizia Internazionale
di intervento nelle zone difficili del mondo.
Forze Armate che sempre più devono servire per fermare le guerre (come
in Bosnia ieri, come in Libano - ci auguriamo - oggi) e non per
provocarle (come è accaduto in Iraq, con una guerra le cui conseguenze
pagheremo ancora per molto).
È per questo che - accanto alle nostre Forze Armate impegnate in
missioni di pace - voglio qui ricordare anche tutti gli altri "corpi di
pace", sia professionali che volontari (del servizio civile, dei vigili
del fuoco, dei medici, e così via) che ovunque si impegnano a favore e
beneficio delle collettività.
Il mio terzo augurio a tutti noi è di essere sempre di più capaci -
anche nel nostro piccolo - a coordinarci ed agire socialmente per gli
altri, nel volontariato, ma anche nelle strutture sociali, culturali e
politiche che hanno bisogno del nostro esempio, delle nostre idee e dei
nostri stimoli. Il mio augurio a tutti noi è di saper cogliere tutte le
occasioni per essere cittadini sempre più partecipi ed attivi.
I miei ultimi auguri vanno invece a due Consoli.
Al nuovo Console Generale, Adriano Chiodi Cianfarani, che ci raggiungerà
fra breve. A lui va l'augurio di una permanenza fruttuosa, nell'impegno
comune a favore della collettività italiana in Baviera.
Ed un augurio va al nostro Console Generale, Francesco Scarlata, che
dopo quattro anni sta per lasciarci.
Accanto al ringraziamento per quanto fatto insieme (penso fra l'altro
all'impegno per ottenere la doppia cittadinanza anche in Baviera) al
Ministro Scarlata va l'augurio di uno sviluppo nella carriera che lo
porti a nuovi compiti che lo gratifichino e soddisfino.
Dovunque sia chiamato, signor Ministro, Le auguriamo di portare
competenza e soprattutto tanta, tanta voglia e capacità di ascoltare,
perché è questo che le nostre comunità all'estero chiedono innanzitutto:
che sia data loro voce e prestato loro orecchio.
Ed assieme ai nostri sinceri auguri, speriamo che Lei porti con sé anche
il ricordo positivo di un pezzo di cammino fatto insieme. Magari con
pregi e difetti, con punti di forza e con limiti, come è normale. Ma
insieme, con rispetto e collaborazione.
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