Dachau, ex-campo di concentramento, 29.04.2006 Discorso del presidente del Comites di Monaco di Baviera, Claudio Cumani, in occasione della cerimonia ufficiale per il 25 aprile, anniversario della Liberazione dell'Italia dal fascismo e dal nazismo
Il nostro primo pensiero va - oggi - alle famiglie delle nuove vittime di Nassiriya, alle quali siamo vicini nel dolore.
* * * Sempre, nella storia umana, la convinzione di essere dalla parte della Verità è stata causa di immani tragedie.
Con in mano il Libro Sacro, direttive di partito, studi pseudoscientifici o bilanci finanziari, rincorrendo la palingenesi dell'Umanità od il trionfo del Profitto, immaginando di conquistare il Paradiso nell'aldilà o di realizzarlo su questa terra, si è invece realizzato l'inferno sulla carne, il sangue, la dignità ed i sentimenti di milioni di uomini, donne e bambini, colpevoli solamente di avere un altro colore di pelle, di credere in un altro Dio o di non credere affatto, di non amare secondo le regole costituite, di essere d'intralcio ai progetti di conquista e dominio politico, culturale, religioso o economico. Ma se talvolta al diverso bastava farsi meno diverso (attraverso la conversione, l'abiura, l'accettazione delle regole) o farsi "altrove" (abbandonando luoghi e territori, anche quelli in cui era vissuto da sempre), il Nazismo poteva accontentarsi solamente della "soluzione finale", dello sterminio totale di chiunque avesse dei nonni di sangue ebraico, così come di tutti gli altri Untermenschen (omosessuali, zingari, Testimoni di Geova, ecc). Lo sterminio veniva scientificamente teorizzato, programmato ed organizzato da uno Stato e dalle sue strutture. A nulla potevano valere conversioni o ritrattazioni. E questo valeva anche nell'Italia fascista, connivente attiva e vigliacca delle politiche razziali e di sterminio del Terzo Reich, dove neppure l'eventuale partecipazione al movimento fascista sin dalle sue origini poteva salvare un connazionale, se ebreo. Noi oggi siamo qui per rendere omaggio alle vittime della barbarie nazista e fascista ed a coloro che questa barbarie combatterono, ridando onore e dignità al nostro Paese. Ha detto Primo Levi, in occasione dell'inaugurazione del memoriale degli italiani ad Auschwitz: "È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia. [...] Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove, l'antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall'invasore nazionalsocialista. E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell'inganno. Sono anche loro vittime del fascismo." A noi, noi che siamo nati dopo quei tempi tragici, a noi è dato il compito di non dimenticare. Perché "chi non ricorda è condannato a ripetere". Perché solo riconoscendo e ricordando ciņ che è stato è possibile scoprire nel presente i germi di futuri eventi simili ed impegnarsi per neutralizzarli in tempo. A noi è dato contrastare ogni tentativo di rimozione, revisione o relativizzazione del nazismo e del fascismo, così come delle loro politiche razziali e dei crimini che compirono. Ed a noi è dato condannare e combattere contro ogni uso strumentale della Lotta di Liberazione: a chi - come a Milano nei giorni scorsi - usa il 25 aprile per insultare gli avversari politici, fischiare i volontari antifascisti della Brigata Ebraica e bruciare le bandiere di Israele noi diciamo "Giù le mani dalla Resistenza!". I martiri dell'antifascismo sono morti per un mondo ove ognuno avesse diritto di esistenza e di parola, ove il rispetto fosse la base di ogni rapporto, ove la dignità di tutti fosse difesa. Chi insulta, chi brucia immagini o bandiere, è più simile agli squadristi fascisti che ai partigiani. Ed è il miglior alleato di chi si oppone alla causa della pace, della libertà e della giustizia per ogni popolo! Pace, libertà e giustizia che invece erano gli ideali di chi si oppose alla dittatura e rese possibile - il 2 giugno di esattamente 60 anni fa - la nascita della nostra Repubblica. Perché, come ha detto Piero Calamandrei agli studenti milanesi nel 1955: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione." |