Monaco di Baviera, 01.11.2005

Discorso alla cerimonia commemorativa del 1 novembre

Claudio Cumani, Presidente del Comites di Monaco di Baviera

 

"Panem et circenses", dicevano gli antichi romani. Da sempre i potenti hanno cercato di addormentare le intelligenze, promuovendo fra il popolo bisogni e richieste innocue, in modo da evitare che venissero poste domande scomode e pericolose per i detentori del potere.

E se al tempo dei Romani si utilizzavano gli spettacoli al Colosseo, oggi il compito di addomesticare i cittadini è affidato ai miti del denaro e del successo facile, ad una cura dell'immagine che é solo apparenza, gara a chi grida più forte, a chi sculetta di più, in una apoteosi di protesi al silicone, bandane e trapianti di capelli che nascondono solitudine ed incapacità di trovare un senso più profondo alla nostra vita.

Commemorazioni come quella di oggi ci aiutano invece a fermarci e ripensare al senso dell'esistenza, dei rapporti umani, delle gioie e dei dolori veri, in una dimensione che è insieme personale, familiare e collettiva: nel ricordo dei nostri cari defunti, dei caduti di tutte le guerre, nella celebrazione della giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, nell'anniversario della vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale.

Giornate come oggi ci stimolano a ripensare alla vita ed alla morte, a ritornare a coloro che non ci sono più, a riscoprire azioni ed emozioni di un passato che vive ormai attraverso di noi, a confrontarci con la nostra storia, sia essa privata che nazionale. Ed il passato diventa presente e quindi promessa e progetto di un futuro migliore, perché costruito sulle lezioni del passato: un passato certo rivissuto, anche criticamente, ma non dimenticato o rimosso. Ed attraverso questi pensieri riscopriamo il senso dei nostri rapporti e rinserriamo nuovamente i nostri legami con le persone che amiamo e con la società in cui viviamo.

Perché non siamo soli. Perché abbiamo senso soprattutto nelle nostre relazioni con gli altri. Perché possiamo crescere solo nella solidarietà e nella condivisione. Perché tutti abbiamo bisogno di non essere lasciati soli e di non sentirci soli. Tutti. I nostri ragazzi, che devono essere seguiti ed aiutati nella loro educazione scolastica e nella formazione professionale, pena la loro esclusione futura da questa società. I nostri adulti, nelle loro difficoltà quotidiane di un lavoro faticoso o impossibile da trovare e di una famiglia da mantenere. I nostri anziani, con le fatiche degli anni e la solitudine a volte drammatica.

Memoria, solidarietà e partecipazione sono le chiavi della riscossa personale e collettiva, la risposta migliore a chi ci vuole silenziosi e innocui, a chi vuole privarci della memoria, cancellando o riscrivendo il passato.

Ed in giornate come questa, davanti a queste tombe, riscopriamo anche il senso di una storia comune che - attraverso secoli di divisioni, dominazioni straniere e dittature - è riuscita a costruire un Paese che appartiene al gruppo delle nazioni maggiormente sviluppate, una Repubblica che ha saputo garantire democrazia e sviluppo ad un popolo stremato e dissanguato da una dittatura feroce che lo aveva trascinato in criminali guerre d'aggressione. Una Repubblica coś democratica che in essa sono potuti diventare ministri delle persone che vorrebbero smembrare il nostro Paese e che userebbero il tricolore al posto della carta igienica. Una Repubblica coś democratica che in essa sono potuti diventare ministri delle persone che rivendicano con orgoglio il loro passato di volontari fascisti della Repubblica Sociale, dimenticando che se allora avessero vinto loro, il campo di concentramento di Dachau e gli altri Lager non sarebbero stati liberati 60 anni fa ed il numero delle loro vittime - fra le quali molti dei soldati qui sepolti - sarebbe enormemente aumentato.

Giornate come oggi ci aiutano a fermarci e ricordare, e di fronte alle tombe dei nostri cari od a quelle di questi caduti possiamo ritrovare in silenzio tracce di esperienze passate che ci aiutano ad impegnarci per un futuro migliore. Perché l'amore vero, sia esso rivolto ai nostri cari che indirizzato alla società in cui viviamo, è sentimento attivo, responsabile e partecipe.

Impegni importanti ci attendono.
Verso i nostri figli, che dovremo seguire nell'anno scolastico appena iniziato, sostenendoli nello studio ed interagendo con gli insegnanti, stimolandoli nell'approfondimento della lingua e cultura tedesca come nella cura della lingua e cultura italiana.
Verso le nostre famiglie.
Verso il nostro Paese d'origine, l'Italia, che il 2 giugno dell'anno prossimo festeggerà il 60 anniversario del referendum che manḍ in soffitta una monarchia codarda e diede i natali alla Repubblica.

Nella prossima primavera si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano e per la prima volta nella storia anche noi italiani all'estero saremo chiamati ad eleggere i nostri rappresentanti: partecipiamo numerosi! Dimostriamo i nostri legami con la madrepatria lanciando un forte segnale di interesse e partecipazione!

E poi rivolgiamo le nostre attenzioni anche al paese in cui ormai viviamo, la Germania. Dimostriamo nei fatti che non siamo più "Gastarbeiter", ma veri cittadini, consapevoli che anche i nostri figli fanno parte della Germania, dell'Italia, dell'Europa del domani. Sfruttiamo la possibilità della doppia cittadinanza che abbiamo finalmente conquistato anche in Baviera. Diventiamo cittadini a pieno titolo, ed attraverso la partecipazione rafforziamo la voce della comunità italiana nella società locale. Per noi, ma anche per i nostri concittadini più deboli, con minor mezzi o in difficoltà. Perché l'integrazione passa necessariamente attraverso la partecipazione attiva, il rendersi interlocutori partecipi, credibili e quindi ascoltati.
E perché attraverso la partecipazione possiamo contribuire da protagonisti alla costruzione di una vera società europea, aperta, tollerante, che vive le differenze - culturali, religiose, politiche - come un arricchimento e non come una minaccia.

Agiamo da cittadini protagonisti.
Per noi, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
E nel fare questo, renderemo onore nel miglior modo possibile a coloro che oggi non ci sono più, ma che ieri si sono spesi per darci un futuro, una speranza, una vita degna di essere vissuta.